Leonardo Sciascia e il Salone internazionale del libro di Torino, tra memoria e futuro

La 32a edizione del Salone Internazionale del libro di Torino, in programma dal 9 al 13 maggio 2019, rende un grande omaggio a Leonardo Sciascia con una manifestazione inaugurale e in anteprima che si svolge l’8 maggio alle ore 20,30, presso le Officine Caos, in piazza Montale 18. Un evento che, come scritto nei comunicati stampa del Salone, aprirà la riflessione di questa 32a edizione del Salone del Libro dal titolo L’intervista impossibile a Leonardo Sciascia, a 30 anni dalla morte del più scettico scrittore del Novecento italiano, la cui voce ha completamente ripensato il canone della scrittura saggistica e narrativa e il cui impegno testimoniale, critico, politico ha riscritto il ruolo dell’intellettuale.

Ha contraddetto e si è contraddetto, così recita il sottotitolo dell’evento. Una vera e propria rimemorazione, non un semplice omaggio, che unisce il potere della parola di Leonardo Sciascia a quello della scena. Per questo motivo, la curatela del testo è affidata a Christian Raimo, scrittore e critico culturale, mentre la regia è nelle mani di Veronica Cruciani, regista che più in Italia ha saputo lavorare sul testo letterario.
Sul palco, il talentuoso Fausto Russo Alesi, giovanissimo Premio Ubu, interpreterà lo scrittore, mentre la giovane attrice Linda Caridi, già protagonista del biopic su Antonia Pozzi, una giornalista che va a trovarlo, nella sua casa senza tempo di Racalmuto. Attraverso un dialogo sul senso della letteratura e della presa pubblica della parola, la giornalista riuscirà a leggere tutto il senso dell’impegno poetico e civile di un’esistenza. L’intervista impossibile si trasformerà così, davanti agli occhi dello spettatore, in un’interrogazione sulla relazione tra intellettuali e politica in Italia, in un dialogo platonico, in un’indagine sul senso della creazione artistica. Un’esperienza potente e magica per tutti gli spettatori.
Un altro importante evento che il Salone del libro dedica a Leonardo Sciascia nel trentennale della morte, si svolge sabato 11 maggio, ore 17,30, nello Spazio Regione Marche, organizzato dalla Associazione Amici di Leonardo Sciascia in collaborazione con il Consiglio Regionale delle Marche e la casa editrice Olschki, dal titolo “Leonardo Sciascia, le Marche, la Scuola, l’Europa”, con il coordinamento di Luigi Carassai, già presidente dell’Associazione Amici di Leonardo Sciascia e gli interventi di Tiziana Mattioli “… A me interessano sempre i marchigiani”, di Roberta De Luca “Una scuola come cerchi concentrici: Leonardo Sciascia incontra gli studenti di Pesaro” e di Giovanna Lombardo “Prospettiva europea per Leonardo Sciascia: il carteggio con Mario Fusco”.
E in questa straordinaria circostanza, ci piace anche ricordare che Leonardo Sciascia partecipò alla prima edizione del Salone del Libro che si svolse a Torino nel maggio del 1988, e fu la prima e ultima per Sciascia poiché nella successiva edizione del 1989 stava già molto male, morì infatti nel novembre del 1989. Quella sua partecipazione alla prima edizione si svolse nell’ambito di un programma complementare al Salone di incontri degli scrittori con la città, organizzato in collaborazione con l’allora assessore al Commercio della Città di Torino, Carla Spagnolo. L’incontro con Leonardo Sciascia si svolse presso lo storico Caffè Platti; sapevo in anteprima dell’evento, ebbi il piacere e l’onore di parteciparvi; Sciascia era da sempre il mio ideale maestro civile e letterario e l’avevo conosciuto qualche anno prima; in quella occasione ci trovammo assieme con il generale dei carabinieri Renato Candida, che abitava a Torino e che avevo conosciuto in un comune incontro con l’editore Salvatore Sciascia. Raccontai di quell’incontro pubblico a Torino con Leonardo Sciascia in un articolo che pubblicai sulla rivista “Il nostro verde” edito dalla Scuola di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino che frequentavo in quel tempo. Ed ecco quell’articolo che riproponiamo per l’occasione.

In questo Maggio del 1988 il primo Salone del libro di Torino incalza, domina e stravince. E con esso tutta la città di Torino che apre il suo cuore e si offre a tante belle e intelligenti iniziative collaterali e complementari al Salone. Tra queste iniziative risalta la serie di appuntamenti tra i grandi scrittori e i cittadini presso bar, negozi, scuole, supermercati organizzati in collaborazione con l’assessorato al Commercio della Città di Torino. E’ Venerdi 20 Maggio; quel giorno a Torino alle ore 17, presso lo storico caffè Platti di Corso Vittorio Emanuele 2°, 72, in calendario c’è l’incontro con Leonardo Sciascia. E a quell’ora andiamo a dare un’occhiata. La sala è già piena di gente in attesa; un gran numero di fotografi e cineoperatori mettono a punto le loro attrezzature; il tavolo centrale, elegantemente allestito e colmo con vassoi di pasticcini e bottiglie di spumante, accentua l’aria di festa. Lo scrittore è un po’ in ritardo; hanno, però, appena telefonato preannunciandone l’imminente arrivo. Comunque non si manifestano segni di impazienza tra il pubblico che attende composto e discreto: un’ambiente degno dello stile sabaudo. Ma ecco arrivare Sciascia: i fotografi si appostano; appoggiandosi ad un bastone, con passo lento e vagamente sofferente lo scrittore entra al Platti; una ragazzina gli va incontro, lo abbraccia e gli consegna un mazzo di fiori; la signora Platti, autorevole Anfitrione, con incedere austero e orgoglioso, gli dà il benvenuto, mentre i fotografi sparano a raffica. Il “Maestro” Sciascia, timido e riservato di natura, appare confuso; ringrazia e risponde ai vari saluti; scambia anche un fraterno abbraccio con un distinto signore, dall’aspetto sofferente, che conosco: è il generale dei carabinieri in pensione Renato Candida, autore del libro “Questa mafia”; Renato Candida, all’incirca trent’anni fa, con il grado di Maggiore comandava la compagnia carabinieri di Agrigento; in quel periodo conobbe Sciascia che lo aiutò a pubblicare il libro “Questa mafia” con l’editore Salvatore Sciascia; tra i due nacque una solida amicizia; e a Candida si ispirò Sciascia per dare corpo letterario al capitano Bellodi de “Il giorno della civetta”.
Ma ecco che i saluti e preamboli sono finiti; Sciascia porge il mazzetto di fiori alla moglie, Maria Andronico, che lo segue un po’ a distanza e come sempre discreta, dolce, affabile e indispensabile per Sciascia, come egli afferma spesso. Ci trasferiamo tutti nell’altra sala; Sciascia ha ora tutto il pubblico di fronte; la sua presenza conferma le caratteristiche della persona schiva, timida, discreta, che non ama molto parlare in pubblico, come sanno tutti coloro che lo conoscono e come egli spesso nelle interviste si tratteggia. Eppoi c’è la salute che non è perfetta; la sua voce, infatti, è più debole del solito. Ma lui risponde alle domande del pubblico e alla sua voce fioca vengono in soccorso la vivacità del viso e i guizzi degli occhi. Una signora gli chiede che cosa ne pensa delle pagine e degli inserti culturali dei giornali. “Sono molto importanti”, risponde Sciascia, “Del resto ogni tanto vi scrivo anch’io”. Il discorso passa alla Sicilia e sulle possibilità di scrollarsi di dosso la mafia. Lapidariamente, Sciascia dice che il suo originario pessimismo (o scetticismo) sulla Sicilia ora si è esteso all’Italia intera; comunque precisa che il suo pessimismo non è mai totale e irreversibile, altrimenti avrebbe smesso di lavorare e di scrivere. Gli si chiede del suo rapporto con Torino. “È una città che conosco poco; i miei contatti sono stati in gran parte limitati alla casa editrice Einaudi e ad alcune librerie antiquarie. Comunque credo che Torino sia una città amabile, anche se qualcuno, talvolta, mi riferisce di segnali di razzismo”. E a proposito di razzismo e intolleranza, egli afferma che purtroppo la stupidità incalza ed è un fatto molto grave. Infine, il suo lavoro: Sciascia annuncia che sta lavorando ad una prefazione su un poemetto erotico di Gabriele d’Annunzio. E del suo lavoro di scrittore, aggiunge che gli piace moltissimo; “anzi per me è gioia. È diletto; come diceva Montaigne: non faccio nulla senza gioia, senza diletto; tant’è che quasi mi vergogno considerando che ci guadagno anche dei soldi”. E con queste ultime parole, ulteriore conferma della sua straordinaria onestà morale e intellettuale, Sciascia si congeda salutato da un grande e affettuoso applauso del pubblico che gli si stringe attorno.

Salvatore Vullo