Fine del carabiniere a cavallo (2016) - Saggi letterari (1955-1989)

Nel caso di Sciascia, che rivendicava il diritto di essere «saggista nel racconto e narratore nel saggio», le etichette, si sa, funzionano male, mostrano tutti i loro limiti. Ma anche all’interno di una categoria in apparenza inscalfibile come quella qui utilizzata per il sottotitolo, i conti alla fine non tornano, e il cartellino, pur necessario, appare riduttivo. Perché la vastità delle letture di Sciascia (sono qui radunati interventi sul Furioso di Ariosto e l’Ulisse di Joyce, su E.M. Forster e Lawrence Durrell, su Ivo Andrić e Calvino, su Montale e Bufalino, per citarne solo alcuni), ma soprattutto la mobilità del suo pensiero e l’incrollabile certezza che la letteratura può decifrare la realtà fanno sì che ogni saggio sia un luogo della libertà, un porto franco dell’intelligenza, una scena sulla quale si materializzano figure, temi, tempi del tutto imprevedibili e che ci portano molto lontano da dove eravamo partiti. Non stupisce allora che l’amato Pirandello venga chiamato in soccorso per spiegare un fatto di cronaca – quello del folle che aveva la mania di introdursi in un convento per spiare le suore – o che un sonetto del Belli dove si menziona l’istituzione pontificia dell’impunità illumini il fenomeno del pentitismo o che, viceversa, le paure e le superstizioni legate al diffondersi dell’Aids, responsabile di una nuova caccia all’untore, evochino il ricordo di Buzzati, di Stevenson, di Bubu di Montparnasse. Ma Sciascia, non scordiamolo, è irrimediabilmente affetto da stendhalismo (come del resto un altro dei suoi autori prediletti, Savinio), sicché trasparenza e dilettantismo – nel senso di ‘dilettarsi della vita’ – affiorano in ogni lettura e in ogni scoperta, e trasformano questo libro in un «dislargo di orizzonte».

Il testo che precede è il risvolto di copertina del volume, apparso in libreria nel gennaio 2016. Nella sua esaustiva “Nota al testo”, che chiude il volume, il curatore Paolo Squillacioti scrive che, “sommando tutte le acquisizioni, comprese quelle affiorate nelle fasi preparatorie del lavoro per le Opere adelphiane, si ottiene un catalogo di quasi 1400 scritti dispersi di varia natura ed estensione, in gran parte di tipo saggistico e pubblicistico, poco o nulla frequentati dai lettori e non di rado ignoti anche agli specialisti”.
Da questo immenso catalogo, Squillacioti ha estratto trentatré testi, scritti praticamente nel corso dell’intero arco della vita letteraria di Sciascia, e ovviamente non inclusi in precedenti raccolte saggistiche. I saggi sono raggruppati in tre sezioni.

 

Resoconti singolarmente militanti

Fine del carabiniere a cavallo
Romanzi di Italo Calvino
Casa Howard di E.M. Forster
Justine di Lawrence Durrell
La suora giovane di Giovanni Arpino
L’Ulisse di James Joyce
Il ponte sulla Drina di Ivo Andrić
I Racconti di Lampedusa

 

divagazioni sulla storia e la cultura europea

La sesta giornata
Il “briccone” Dumas
Marcuse, cinque anni dopo
Lacrime per Orlando
La barbarie dal volto umano
Dizionario
Giraudoux e Pirandello
A Salamanca con Unamuno
Le Due Sicilie di Lernet-Holenia e Kuśniewicz
Pirandello nascosto in convento
Quando Belli inventò il pentitismo
L’Aids, l’arte, la trasgressione
Chierici e sagrestani
Una Sicilia alla Stendhal
L’Europa del diritto

 

ritratti complici di contemporanei

Giuseppe Antonio Borgese
Leo Longanesi
Alberto Savinio
Vitaliano Brancati
Eugenio Montale
Mario Soldati
Enrico Morovich
Gesualdo Bufalino
Giampaolo Rugarli
Vincenzo Consolo e Fabrizio Clerici

 

Fine del carabiniere a cavallo. Saggi letterari (1955-1989), a cura di Paolo Squillacioti, è disponibile nella collana Biblioteca Adelphi (n. 647).
Paolo Squillacioti sta curando per Adelphi l’edizione delle Opere sciasciane nella collana La Nave Argo. Sono al momento disponibili il primo volume (Volume I: Narrativa - Teatro -Poesia) e il primo tomo del secondo volume (Volume II: Inquisizioni - Memorie - Saggi, Tomo I: Inquisizioni e Memorie).

 Euclide Lo Giudice

22 luglio 2017