Leonardo Sciascia: impegno civile e mondo contadino

All’interno della festa dell’Unità di Torino, si è svolto mercoledì 9 settembre l’incontro “Leonardo Sciascia. Maestro ideale di scuola letteraria e civile” coordinato da Fabrizio Morri, segretario provinciale PD, con gli interventi di Leonardo Casalino, docente di storia e letteratura italiana presso l’Università di Grenoble e autore di vaste ricerche intorno alla figura dell’artista di Racalmuto e di Salvatore Vullo, appassionato studioso delle opere del suo conterraneo da anni impegnato nelle attività dell’Associazione Amici di Leonardo Sciascia ed autore del volume “Di terra e di cibo.. Fra le pagine di Leonardo Sciascia” per i tipi di Salvatore Sciascia.
Particolarmente interessante è stato, nel corso degli interventi, l’accostamento tra i valori civili delle opere di Leonardo Sciascia, il suo impegno diretto in ambito politico, con la partecipazione alla prima commissione sulla morte di Moro e l’adesione nel 1979 al Partito Radicale, pur nel rispetto del proprio autonomo spirito critico, e il ricordo delle principali tappe della sua formazione: il suo ruolo di insegnante, il suo incarico professionale presso l’Ufficio dell’Ammasso del grano negli anni dal ‘41 al ‘46 dove conosce direttamente le condizioni dei contadini siciliani costretti all’obbligo del conferimento, misura deteriore e iniqua, cui si legano povertà e ingiustizia.

Come entrambi i relatori hanno sottolineato, l’adesione di Sciascia alle tematiche del mondo contadino, il suo sguardo consapevole, la conoscenza dei ritmi di quel lavoro, della sua arcaica grandezza e delle sue fatiche, disseminano i suoi scritti di una miniera inesauribile di temi e di spunti provenienti da quella realtà ed anzi, come bene ha fatto rilevare Vullo, ne costituiscono gli elementi strutturali.
Sono pochi infatti gli scrittori che hanno saputo parlare del mondo contadino, forse perché, come rileva un’acuta osservazione della figlia del noto scrittore Davide Lajolo, quel mondo ha lasciato molte tracce materiali, ma poche parole. Così accanto a Pavese e Fenoglio, Lajolo e Carlo Levi, Sciascia racconta il suo Sud, le radici, la terra- nutrimento e insieme, e qui nuovamente si riallacciano i temi dell’incontro secondo i diversi punti di vista proposti dai relatori, l’analisi acuta e attenta delle trasformazioni che la mafia, proprio a partire da quel mondo di patriarchi che originano il proprio potere dal latifondo, si trasforma e invade settori che ormai fanno parte del mondo urbano, le grandi opere, i nuovi appetiti del settore immobiliare, le droghe.
La figura carismatica dell’autore, non incasellabile in stereotipi di appartenenza né partitica né strettamente ideologica, e la sua lucida e spietata analisi lo rendono un testimone sensibile della crisi e delle trasformazioni dell’Italia che soggiace all’assalto di uno “stato all’interno dello Stato”, consapevole dello svantaggio dei protagonisti dei suoi romanzi ed anzi osservatore della loro sconfitta, tutti perdenti di fronte allo strapotere di un sistema “irragionevole”, ma in grado di lasciare aperto lo spiraglio della possibile riscossa personale e collettiva.
Più volte il libro di Salvatore Vullo è stato presentato in questi mesi e sempre ha destato un interesse particolare per la statura di letterato e di uomo che Sciascia rappresenta e per il fascino della terra raccontata nelle sue opere, del lavoro e del patrimonio semplice e straordinario espresso dalla cucina popolare.
Accanto a questa cornice letteraria e civile di estrema profondità e valore ecco infatti emergere dal volume Di terra e di cibo uno Sciascia privato, attento alla ricerca dei prodotti della propria terra, estimatore delle erbe spontanee e dei frutti locali, affabile gourmet, come numerosi aneddoti raccontano, e ricercatore di ricette tradizionali di cui Salvatore Vullo ci dà ampia documentazione nelle pagine finali, poiché, commenta l’autore, “anche le ricette possono essere poesia”.

Maria Luisa Alberico
Sommelier wines in art
Presidente Associazione Donna Sommelier Europa