“Uno strappo nel cielo di carta”: il rapporto tra Leonardo Sciascia e Lea Ritter Santini

Dal 10 al 15 settembre, si è svolto a Morgex (Aosta), presso la Fondazione Sapegno, il consueto seminario per dottorandi, dedicato, quest’anno, al rapporto tra Letteratura e Arti visive. Vi hanno partecipato, oltre a trentacinque dottorandi provenienti dall’Italia, dalla Francia e dalla Svizzera, numerosi docenti di Università italiane e straniere, tra cui Lina Bolzoni, della Scuola Normale Superiore di Pisa, cui è stato conferito il premio Bettarini, come riconoscimento per le sue ricerche riguardanti, in particolare, il tema trattato nel corso del seminario.

Una giornata di studio è stata dedicata alla comparatista italo/tedesca Lea Ritter Santini, di cui ricorre il decennnale dalla morte. Presso la Fondazione di Morgex è custodito il fondo, che da lei prende il nome, ricco di testi, documenti, appunti, libri provenienti, tra l’altro, dalla Anna Amalia Bibliothek di Weimar. Le lettere, qui conservate, riguardano numerosi interlocutori italiani, quali Andra Zanzotto, Giovanni Giudici, Fabrizia Ramondino. Tra loro anche Leonardo Sciascia. Per questo è stato proposto ad Albertina Fontana, come membro dell’Associazione Amici di Leonardo Sciascia, di presentare la sua ricerca, che, partendo da queste carte, ha potuto indagare lo scambio epistolare tra Lea Ritter Santini e lo scrittore siciliano, per volgersi poi ad un ambito più vasto: quello del rapporto tra Leonardo Sciascia e la cultura di lingua tedesca.
Il materiale da cui ha preso avvio l’indagine riguarda la corrispondenza tra Lea Ritter Santini, che nel 1975 legge il volume sciasciano
La scomparsa di Majorana, appena pubblicato, e lo scrittore di Racalmuto desideroso di trovare in Germania, intorno alla propria ricostruzione della scomparsa del giovane fisico catanese, quelle conferme che i fisici italiani polemicamente gli negavano. Da questo contatto nascerà l’importante commento che la comparatista scriverà come postfazione alla traduzione tedesca del Majorana, uscita nel 1978 per i tipi dell’editore Seewald. La postfazione, dal titolo Uno strappo nel cielo di carta, viene elaborata tramite una lunga gestazione, di cui le lettere custodite nel Fondo costituiscono una testimonianza importante, attestando il ruolo di mediatrice colta e paziente assunto dalla Santini, costretta a muoversi tra le istanze della scienza e quelle della letteratura.
Numerosi sono gli interlocutori di questa corrispondenza, che si confrontano sul tema, anche dopo la morte di Leonardo Sciascia: tra questi si ricordano il fisico Werner Heisenberg, che fece pervenire alla Santini una lettera di cui molto si parla tra gli addetti ai lavori, in alcuni casi senza una visione diretta della missiva e l’anziana chimica Ida Noddack, molto attiva in Germania negli anni Trenta e vivacemente intenzionata a confermare, ancora alla fine degli anni Settanta, la tesi da lei sempre sostenuta e cioè che, nel 1934, lei stessa avrebbe informato Enrico Fermi circa il fatto che la fissione nucleare era già stata prodotta da lui e dai ragazzi di Via Panisperna, senza che nessuno se ne fosse reso conto; criticando così le conclusioni dello scienziato italiano, convinto di aver trovato un nuovo elemento transuranico.
È interessante notare che Leonardo Sciascia stesso prese contatto con Ida Noddack, come attesta il biglietto qui riprodotto, ora visibile nella mostra che la Fondazione di Morgex ha dedicato a Lea Ritter Santini, all’interno della quale una apposita vetrina presenta i documenti che riguardano la comparatista italo tedesca e lo scrittore siciliano: oggetti, dediche di libri e, appunto, il biglietto sopra indicato.