Stando a questa didascalia, non si sarebbe quindi trattato di un anonimo soldato, magari italo-americano, ma addirittura del figlio del presidente: “comandato dal padre – si è subito tentati di parafrasare – a venire in Sicilia a fare una buona e giusta guerra”. La didascalia ufficiale della foto, che si legge nel sito della Magnum Photos, recita invece, più esattamente: “ITALY. Near Troina. August 4-5, 1943. Sicilian peasant telling an American officer which way the Germans had gone”.
Nell’autobiografia scritta da Ingrid Bergman con Alan Burgess (Ingrid Bergman. La mia storia, tr. it. di Maria Giulia Castagnone, Mondadori, Milano 1981), l’attrice racconta di aver conosciuto il fotografo a Parigi, nel giugno 1945. Per entrambi si trattò di una storia molto importante, che non si sviluppò fino a giungere al matrimonio perché Capa le disse di non potersi legare a qualcuno: “Se dovessi partire per la Corea da un giorno all’altro e noi fossimo felicemente sposati, magari con un figlio, finirei per rinunciare ad andarci. E per me sarebbe la fine. Non sono il tipo di uomo che si sistema”. La loro relazione finì nel 1948, ma rimasero buoni amici.
Capa – che in realtà si chiamava Endre Friedmann ed era ungherese – morirà ad appena quarantun anni, nel 1954, saltando in aria su una mina, nel corso della guerra che i francesi stavano conducendo in Indocina. In una lettera che scrisse a Ingrid Bergman, riprodotta in Ingrid Bergman. La mia storia, si leggono queste parole: “Non andartene. Sono così poche le cose preziose nella vita. La vita in sé non è preziosa, ciò che conta sono i momenti spensierati. Ed è la tua spensieratezza che amo e non capita spesso di trovarla, nella vita di un uomo”. Si intuisce che Ingrid Bergman, oltre a essere una bellissima donna – qualcuno disse che nella realtà era molto più bella di quanto apparisse sullo schermo – doveva essere una persona davvero incantevole.
Endre Friedmann aveva scelto il cognome d’arte Capa per l’assonanza con quello del regista Frank Capra, molto amato da Leonardo Sciascia: che in C’era una volta il cinema ne cita un brano dell’autobiografia (Il nome sopra il titolo, tr. it. a cura di Alberto Rollo, Lucarini, Roma 1989) in cui sono nominati i più importanti registi del cinema americano degli anni ’30 e ’40. Ai quali ne aggiunge due, che Capra non aveva menzionato e che lui, Leonardo Sciascia, “invece, con particolare affezione, ricord[ava]”.
Euclide Lo Giudice