Attilio Bolzoni - "Dono i libri al mio paese"

L'ultima volta che era tornato nel suo mondo aveva incontrato pochi amici. Era il martedì di Pasqua, doveva andare ad Agrigento per salutare il nuovo vescovo. Da Racalmuto ad Agrigento ci sono diciotto chilometri, lo accompagnò il professor Salvatore Restivo, maestro elementare alla “Generale Macaluso”, la stessa scuola dove Leonardo Sciascia aveva insegnato per una decina d'anni. “Monsignor Ferraro voleva venire qui, ma Leonardo non volle sentire ragioni e mi disse: “Non è giusto, devo essere io ad andare in curia per conoscerlo e non lui a venire qui da me...”.
I ricordi di Salvatore Restivo partono dalla vecchia casa del rione Monte e finiscono alla Noce, la campagna di ulivi e mandorli dove lo scrittore passava le sue estati. Il vecchio amico di Leonardo Sciascia parla sotto il porticato del Comune di Racalmuto. La bandiera tricolore è a mezz'asta, oggi si riunisce in seduta straordinaria il Consiglio comunale per proclamare il lutto cittadino. Il sindaco di Racalmuto è appena tornato da Palermo, l'assessore al Bilancio porta già la cravatta nera in segno di lutto. Non è ancora mezzogiorno, ma la voce ha già fatto il giro di questo piccolo paese al centro della Sicilia. Nelle stanze del Municipio si preparano i manifesti funebri per coprire i muri, il parroco della Madrice prepara la sua chiesa. E' il santuario Santissima Maria del Monte, una chiesa del Settecento costruita sopra una lunghissima scalinata dove per la festa del patrono i cavalli salgono e scendono per un giorno intero senza i cavalieri. In fondo c'è la casa dove è nato Leonardo Sciascia. Dall'altra parte c'è un portone, la sartoria dello zio dove da bambino lo scrittore faceva il ragazzo di bottega.
“Giocavamo qui in questa piazzetta”, ricorda Nicolò Macaluso, altro vecchio amico dello scrittore, altro maestro elementare di Racalmuto. Ha saputo della morte di Sciascia alle nove del mattino.
”Non vedevo Leonardo da mesi, avrei tanto voluto rincontrarlo alla Noce”.
Racalmuto, la contrada della Noce, le campagne a cavallo tra le province di Agrigento e Caltanissetta, tutti luoghi dove lo scrittore ha vissuto i suoi primi anni, tutti angoli di quella Sicilia che lo ha ispirato. Le vigne, le zolfare, le miniere di sale, i siciliani della Sicilia più profonda, odori e rumori che si ritrovano nelle sue opere. Quando poteva, correva a Racalmuto”, ricorda sempre il professore Restivo, “ma ormai per lui era difficile venire, tre volte la settimana si sottoponeva alla dialisi, era stanco, stanchissimo. Quel giorno, quel martedì di Pasqua, faticò molto anche a salire le scale. Al vescovo Ferraro scherzando chiese perché mai in curia non esistevano gli ascensori...”.
Nella stanza del sindaco Castiglione c'è un coloratissimo quadro appeso alla parete che sta di fronte al gonfalone del Comune. Un quadro con tre figure simboliche. La prima è quella della giustizia, l'ultima è quella della verità. Nel mezzo c'è il viso triste e ironico di Leonardo Sciascia.
Lo scrittore sarà sepolto accanto alla sua casa della Noce mercoledì pomeriggio, dopo i funerali che si celebreranno a mezzogiorno nel santuario della Santissima Maria del Monte. “Questo era il desiderio di quell'uomo buonissimo”, dice Salvatore Macaluso, “lo faremo rivivere attraverso la Fondazione”. A Racalmuto da tre anni c'è una fondazione intitolata proprio a Leonardo Sciascia. Lo scrittore un paio di mesi fa, il 6 settembre, ha fatto la sua donazione. In una lettera inviata al sindaco ha descritto con dovizia di particolari tutto ciò che deve finire nella biblioteca della Fondazione: “Una raccolta di ritratti di scrittori (acqueforti, acquetinte, disegni e dipinti); le edizioni e le traduzioni dei miei libri; tutte le lettere da me ricevute in circa mezzo secolo di attività letteraria”. E proseguiva Leonardo Sciascia: “L'impegno del Comune dovrebbe essere quello di ordinare e catalogare lettere e libri e di esporre uniformemente e sobriamente i ritratti...”.
Ma al Comune di Racalmuto lo scrittore ha rivolto anche l'invito a nominare una commissione di vigilanza sulla Fondazione. Sciascia ha indicato pure i nomi dei componenti, otto: il fotografo Ferdinando Scianna, il docente universitario Antonio Di Grado, il poeta marsalese Nino De Vita, il professore agrigentino Pietro Amato, l'amico Aldo Scimè e infine i suoi due generi, Salvatore Fodale e Antonino Catalano.

(da La Repubblica, 21 novembre 1989)