Attilio Bolzoni - Un vecchio teatro avrà il suo nome

Il primo a tirar giù la saracinesca della sua bottega è stato il barbiere della piazza. Sulla vetrina del vecchio salone alle 9 del mattino ha appeso un cartello. «Questo esercizio resta chiuso in segno di lutto per la scomparsa dell'amico Leonardo Sciascia». Il lutto a Racalmuto durerà tre giorni, oggi chiuderanno negozi e banche, scuole e uffici postali. Il vecchio campo sportivo s'è trasformato in un enorme parcheggio, il nuovo stadio per un giorno diventerà un eliporto. La salma di Leonardo Sciascia partirà intorno alle 9 da Palermo e arriverà qui dopo le 10, il portone della chiesa Maria Santissima del Monte si spalancherà a mezzogiorno. Si dice che ci sarà il presidente della Repubblica Cossiga, forse anche Spadolini. Sicuramente invece ci sarà Bettino Craxi. Il feretro sarà portato a spalla dagli ex allievi della «Generale Macaluso», i ragazzi della scuola elementare dove lo scrittore insegnò negli anni '50. «Non sappiamo ancora con precisione chi verrà», dice il sindaco Luigi Castiglione, «la prefettura non l'ha comunicato per ragioni di sicurezza».
A pronunciare l'omelia sarà monsignor Carmelo Ferraro, il vescovo di Agrigento che due giorni fa ha invitato i suoi parroci al digiuno contro «il segno di satana», la violenza della mafia.
L'ultimo saluto a Leonardo Sciascia sarà dato in un santuario del '700 che copre i balconi della casa dove lo scrittore è nato, nel rione Monte, alle spalle di uno splendido bastione e di una ripida scalinata.
I muri del paese nella notte sono stati coperti da mille manifesti funebri. Quelli dell'amministrazione comunale, quelli delle scuole, dei comunisti e dei democristiani, del circolo di cultura e di quello dell'«Unione», quelli della «Fratellanza racalmutese» di Hamilton, Canada, «in ricordo di un siciliano illustre in tutto il mondo». Nelle piazze si parla solo di lui, della «sua» Racalmuto, del viscerale legame tra un uomo e la sua terra. C' è chi vorrebbe ricordarlo con una lapide, chi vorrebbe dedicargli un monumento. Ma in Municipio sembrano avere idee già abbastanza chiare. «Non vorremmo calpestare il suo nome», spiega ancora il sindaco Castiglione, «non vorremmo intestare a lui una strada e poi dimenticarlo. Abbiamo altri progetti, ne avevamo parlato anche con lui non molto tempo fa...».
Il vecchio teatro «Regina Margherita» cambierà nome in onore di Leonardo Sciascia. Un paio di miliardi sono già stati spesi per ristrutturarlo, altri due ce ne vorranno ancora per finire i lavori. Il professor Clemente Casuccio, coetaneo e amico dello scrittore, racconta che «Leonardo amava particolarmente quel teatro».
Dal teatro «Regina Margherita» ai ricordi di Leonardo Sciascia ragazzo, in giro per il paese, scuola, nella bottega dello zio sarto. Si ripescano tante storie, si raccontano tanti aneddoti. Si parla di Fofò, compagno di strada squattrinato che chiedeva sempre soldi in prestito allo scrittore. «Una volta gli chiese mille lire», ricorda ancora il professor Casuccio, «Leonardo sapeva che non li avrebbe restituiti e gli rispose: «Fofò, te ne dò cinquecento, così cinquecento li guadagni tu e cinquecento li guadagno io».
Dai giochi nei vicoli del rione del Monte alle lezioni di Vitaliano Brancati al «magistrale» di Caltanissetta, alla pubblicazione dei primi libri, all'impegno civile tra i radicali, fino alla Noce, fino alle sue estati passate nella casa in campagna tra gli ulivi.
Un paio di anni fa Sciascia donò quasi mille libri al Comune di Racalmuto. Ma ci furono incomprensioni. Dal Comune qualcuno disse che quei libri non sapevano dove metterli, disse anche che potevano andare in malora. «Una risposta che lo amareggiò molto», ricorda Federico Martorana, consigliere comunale comunista ed ex parlamentare all'Assemblea regionale. Una risposta che comunque lo portò a stringere i suoi rapporti con Racalmuto e i suoi amministratori. Fu allora che gli parlarono per la prima volta dell'idea di una fondazione a suo nome, che gli proposero di trasformare la centrale elettrica abbandonata nella sua “casa”,  il luogo dove conservare i suoi libri. «Dopo tante parole finalmente riuscimmo a costruire qualcosa». dice non senza emozione il sindaco Castiglione. La fondazione si inaugurò tre anni fa. Leonardo Sciascia stava già male, veniva sempre più raramente in paese, i 120 chilometri che separano Racalmuto da Palermo diventavano un viaggio sempre più faticoso. « Dall'81, da quando cadde e si ruppe alcune costole non si è mai più ripreso», ricordano gli amici.
Dopo tre anni, il 6 settembre dell'89, il testamento al sindaco e ai consiglieri di Racalmuto con le sue volontà, la donazione dei libri, delle acqueforti e delle lettere ricevute in cinquant'anni di attività letteraria. Sciascia ha scelto uno per uno gli otto componenti di un comitato di vigilanza esprimendo anche i suoi ultimi desideri: “Al professore Di Grado vorrei venisse affidata la direzione letteraria della fondazione; ai signori Scianna e Sciardelli la compilazione tecnico-storica del catalogo dei ritratti...». Un testamento di poche righe che finiva con queste parole: “Qualora il Comune non volesse impegnarsi; punto per punto, con apposita deliberazione a quanto da me preteso, prego farmene tempestivamente notizia”. Il sindaco Castiglione lo ha fatto, chiedendo allo scrittore di inserire in quella lista anche un rappresentante dell'amministrazione. La risposta del Comune è datata 12 settembre: "Dichiariamo di approvare integralmente il contenuto della lettera e le richieste in essa formulate...».
Per 99 anni l'ex centrale Enel sarà la sede della Fondazione, per nove anni l'amministrazione comunale stanzierà una somma non inferiore ai 100 milioni di lire.

(da La Repubblica, 22 novembre 1989)