Cartella N. 4 - Natale 1998: Antonio De Vita / Giuseppe Modica: "Riflessione"

Il diniego del pittore

Sciascia venne da Palermo con la moglie; dalla vicina Comiso venne Bufalino; Addamo da Catania, con Maria Attanasio; Ferdinando Scianna e la sua compagna da Milano; Leone da Ragusa; Guccione da Scicli; Aldo e Nina da Racalmuto; Tranchino da Siracusa; Natale Tedesco venne da Bagheria; io e Giovanna, tornati da poco dal nostro viaggio di nozze, veniamo da Marsala.
A Chiaramonte Gulfi, nel Dicembre del 1986, in occasione di un Convegno sull'Opera di Serafino Amabile Guastella, noi amici siciliani, per una volta ancora, ci ritroviamo assieme.

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Titolo: Riflessione

Autore: Giuseppe Modica

Testo di: Antonio De Vita

Misure Lastra: cm 20x25

 

Ceniamo, la sera del nostro arrivo, in una sorta di baglio, antico e rustico, che chiamano " La mole ", disperso nella campagna ragusana tutta chiusa da muriccioli di pietra.
È una cena così piena di allegria come poche ne ricordo. Io passo di continuo, curioso, da un tavolo a un altro tavolo per ascoltare; e partecipo, sollecito, bonariamente " accendo ", come si suol dire, gli animi.
Ferdinando racconta storie inverosimili di personaggi incontrati nei suoi viaggi, appiccicato alla macchina fotografica; Tedesco parla del suo ultimo libro e del successo di pubblico e di critica riscontrato, dei Convegni e dei viaggi che lo aspettano… Sciascia e Guccione sono quelli che parlano di meno; Bufalino è il più loquace, un torrente dopo le pioggie, uno scavatore; ma ascoltarlo è un piacere: non va mai, da buon professore, fuori tema.
Ma quello che più di tutti avvince è Peppino Leone, che ci fa rimanere incantati e un po' invidiosi per le tante avventure - amorose, si capisce - che ha, nella sua vita, focosamente, dice, vissuto.

Il secondo giorno, a Convegno finito, dopo aver pranzato in un locale dove c'è scritto, su una parete " Qui si magnifica il porco ", il Sindaco di Chiaramonte propone a Sciascia di andare a visitare lo studio di un artista.

Il pittore - che si chiama come me, De Vita - abita in una casa che dà in una stradetta fatta di gradini; ha passato i settant' anni ma è ancora di aspetto giovanile: emigrato in Sudamerica ( Argentina, se non ricordo male ) è tornato, da un decennio, nel paese che gli ha dato i natali e qui, da solo, vive.
La stanza è quella di un pittore: bottigliette e pennelli sono ammassati, confusi, sul tavolo e per terra; c'è un cavalletto con una tela disegnata, un tavolino ricolmo di tubetti di colori.
Osserviamo, con attenzione, i quadri che sono attaccati alle pareti, i tanti quadri che l'uomo, prendendoli a uno a uno da un mucchietto poggiato ad una cassa, ci mostra: volti di donna e paesaggi iblei, alberi nudi, scorci di paese. Personalmente rimango attratto da questa sua pittura: mi richiama, la luce che c'è nei suoi quadri, la luce di Morandi.
Leonardo guarda, silenzioso; emette dalle labbra chiuse un suono che è per me indescrivibile, somiglia al ronzare di un moscone nel suo volo, un suono emesso ad intervalli, ed è da interpretare, in questo caso, come approvazione per le cose viste. E infatti, poco dopo: " De Vita, senta " dice, con la sua voce calma, cordiale " a me questi suoi lavori piacciono. Vorrei, se lei è d'accordo, presentare una sua mostra a Palermo ".
Il pittore, che era rimasto in silenzio per tutto quanto il tempo della nostra visita, adesso ha un impulso, uno scatto, di impazienza.
" Ma che dice?! " risponde, agitato; e alzando, cortese ma deciso, il tono della voce: " Queste cose, dalla mia casa, da qui " e punta con il dito il pavimento " non usciranno mai! "
C'è un comprensibile imbarazzo in tutti noi. La reazione del pittore appare sproporzionata. A me viene subito da considerare che sicuramente mai in tutta la sua vita Sciascia ha ricevuto, da parte di un artista che voleva aiutare, un così netto diniego.
" Io sono stato " riprende il pittore, rivolgendosi adesso a tutti noi " pressato dal Sindaco e da altri, stamattina, per aprire la mia casa. L'ho fatto. Ma se voi incominciate con questa storia della mostra, ve ne potete andare ".
Dopo questa frase, improvvisamente si calma, accenna un sorriso, chiede scuse per questa sua impennata; porta le mani alla testa, si liscia i capelli. " Alla mia età, alla mia età " dice " cosa volete voi che m’ importi più…"
Si avvicina a una parete, stacca un quadro; e porgendolo a Sciascia, in dono: " La conosco e so del suo valore " gli dice " ma il fatto è che desidero rimanere qui, nella solitudine di questo mio paese. Chiedo molto se ho voglia di morire sconosciuto? "
E Sciascia, dopo alcuni secondi di silenzio, sospirando e scuotendo la testa: " No, lei non chiede molto…"

Nino De Vita

NOTA BIOGRAFICA E CRITICA SULL'ARTISTA


Giuseppe Modica è nato a Mazara del Vallo il 16 novembre 1953. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Vive e lavora a Roma con soggiorni a Bologna dove dirige la Cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti.
E’ solitario interprete di una pittura rigorosamente riflessiva e meditativa in cui il tempo, la luce, la memoria sono da molti anni continuo oggetto di studio e di indagine.Gli esiti di tale ricerca si riscontrano in un linguaggio misteriosamente classico, ricco di sedimentazioni, di echi, di riverberi dell’immaginario.
Pittore di imponderabili enigmi e di struggenti attese, Modica è autore metafisicamente nuovo.Il suo lavoro in questi anni si snoda attraverso cicli tematici ben identificabili: le fortezze, le memorie islamiche, le bagnanti, le saline con i mulini a vento, le cave di tufo, gli interni abbandonati e diroccati, gli atelier con grandi specchi.Ha ordinato numerose mostre personali nelle più qualificate gallerie d’arte italiane e in musei pubblici.Si sono interessati al suo lavoro studiosi e storici dell’arte come M. Fagiolo dell’Arco, G. Giuffrè, M. Goldin, M. Onofri, L. Sciascia, V. Sgarbi.

Tutte le possibilità della sorgente luminosa troviamo esplorate in un quadro di Modica. Luce fiamminga e luce olandese, luce di Antonello e luminosità di Piero; luce tendente allo scuro di Stomer e luce tendente al chiaro di Vermeer. La luce della luce della luce..

Maurizio Fagiolo dell’Arco

I tempi slittano, si intersecano, trovano rispondenze, trasparenze, fusioni. In uno steso quadro, la luce dà l’illusione di mutare, di star mutando: e che ne ricavano la vicenda, i colori, le forme. Grande sensibilità, grande perizia.

Leonardo Sciascia

E’ difficile sottrarsi al fascino dei suoi quadri azzurri e infiniti, perché lui insiste su diversi luoghi comuni della nostra psicologia e della nostra cultura: il risultato mantiene un carattere di profonda originalità. Certo noi vediamo ciò che sappiamo, ma la forza dell’arte è la conservazione dello stupore nel quotidiano, della capacità di meraviglia.

Vittorio Sgarbi

COLOPHON

L’acquaforte originale contenuta in questa cartella, quarta della serie "Omaggio a Leonardo Sciascia", è pubblicata a cura dell’Associazione degli Amici di Leonardo Sciascia. L'acquaforte di cm 20 x 25 è stata impressa a mano da Vincenzo Cosentino, Associazione Culturale Graficarte, in Roma, su carta Pescia 3030 di 310 grammi con fondino carta India in 100 esemplari , 80 in numeri arabi, destinati ai Soci , 10 in numeri romani , e 10 prove d’autore destinate all'artista.