È da notare la finezza del fare riferimento non ad un certo giorno, ma alla vigilia di un altro; e infatti il Cavagnolo si presenta a casa Melzi il giorno che precede quello di San Tommaso: giorno che chissà a quale altro santo o santa – probabilmente di minore importanza – era intitolato. E ci si può divertire a immaginare simpatici scambi del tipo: “Ti ricordi, ci vedemmo a San Gerolamo…” – “Ma no, ricordi male: era la vigilia di Santa Genoveffa”, con la confusione e gli equivoci che potevano nascerne. A parte questo aspetto leggero, di divertimento, si potrebbe anche ipotizzare che la memoria umana, quattro secoli fa, potesse essere mediamente più forte di quanto sia oggi: è infatti molto più facile indicare una data con un numero, piuttosto che con il nome di un santo, da estrarre da un elenco lunghissimo, tanti santi quanti sono i giorni dell’anno.
In ogni caso, (quasi) tutto è relativo, calendari compresi. Per esemplificare, l’anno 2000 d.C. era infatti anche il:
208 secondo il calendario della rivoluzione francese
1378 secondo il calendario persiano
1421 secondo il calendario islamico
1716 secondo il calendario copto
1923 secondo il calendario induista
Y2K (Year 2 Kilobyte) nel linguaggio informatico
2544 secondo il calendario buddhista
2749 per i babilonesi
2753 per gli antichi romani (…ab Urbe condita)
4698 anno del Drago, per il calendario lunare cinese
5119 secondo il calendario maya
5761 secondo il calendario ebraico
6236 per gli antichi egizi.
Al X capitolo del terzo e ultimo volume della Storia della mia vita (Meridiani Mondadori, Milano 1983-89), che copre gli anni 1764-1774, Giacomo Casanova – al quale Sciascia dedicò due saggi, L’utopia di Casanova e Casanova o la dissipazione, entrambi presenti in Cruciverba – racconta dei due colloqui che ebbe con Caterina II di Russia. Curiosamente, il tema principale, per non dire esclusivo, delle conversazioni tra i due personaggi fu proprio il calendario: con Casanova che suggerisce alla zarina l’adozione del calendario gregoriano, e Caterina che difende il mantenimento di quello giuliano, facendo comunque notare che “tutte le lettere che inviamo ai paesi stranieri e tutti gli atti pubblici che possono interessare la Storia li contrassegniamo con due date, una sopra l’altra, e tutti sanno che quella che supera l’altra di undici giorni è quella moderna”. Il calendario giuliano rimase il calendario ufficiale dell’impero russo fino al XX secolo: e infatti la Rivoluzione d’Ottobre, ossia il colpo di stato bolscevico, avvenne il 24 ottobre, giorno che nella maggior parte del mondo era il 7 novembre.
Il calendario gregoriano entrò in vigore nel 1582, quando al 4 ottobre fece seguito il 15 ottobre. Lo scarto con il calendario giuliano, che nella seconda metà del XVIII secolo era di undici giorni, nel 1917 era diventato di quattordici: tanti infatti ne corrono tra il 24 ottobre e il 7 novembre.
Secondo il calendario introdotto da Gregorio XIII, gli anni secolari non devono essere bisestili, ad eccezione di quelli le cui prime due cifre siano divisibili per quattro: fu quindi bisestile il 1600, ma non lo furono il 1700, il 1800 e il 1900, né lo saranno il 2100, il 2200 e il 2300. Per avere un nuovo anno secolare che sia anche bisestile, occorrerà attendere il 2400. Ma la cosa non riguarderà noi né i nostri possibili discendenti, per moltissime generazioni. Noi, che viviamo in questo inizio del XXI secolo e del III millennio, abbiamo quindi vissuto – e quasi tutti senza assolutamente sospettarlo – un anno straordinario: il 2000, l’unico anno secolare bisestile nell’arco di otto secoli.
Euclide Lo Giudice