Vita e politica. Melega e Sciascia

Gianluigi Melega (Milano, 1935 - Venezia, 2014) è stato uno scrittore, poeta, autore di libretti d’opera, giornalista (Il Giorno, Panorama, La Repubblica, L’Europeo), nonché deputato radicale dal 1979 al 1983. Insieme a Adelaide Aglietta e Marco Boato è stato uno dei soci fondatori degli Amici di Sciascia. Tra le sue opere ricordiamo Tempo lungo, Planetario privato, Viceversa.

In Carnet di eresie radicali del 31 gennaio 1983 su Belfagor, rivista pubblicata da Leo S. Olschki Editore, Gigi Melega traccia un bilancio della sua esperienza politica e dei rapporti con i compagni di viaggio, all’indomani delle dimissioni da parlamentare. Nel suo racconto lucido, emotivo, politico, umano, analitico, Melega tocca i punti nevralgici del percorso del partito, che riguardano la comunicazione, il Congresso, la coerenza e le contraddizioni – categorie che in politica assumono una valenza diversa da quella comune – l’amicizia privata e i contrasti politici.

Un affresco umanamente coinvolgente, a tratti struggente, sul filo della speranza e del disincanto. Tre personaggi si muovono nello scenario presentato da Melega, ognuno con la propria personalità e il proprio modo di intendere la politica: Marco Pannella, Leonardo Sciascia e lo stesso Melega. Il carisma di Pannella è indubbio e poggia paradossalmente sulle sue contraddizioni, sul suo essere “brutto” quando è necessario, e sulla perseveranza monotona delle azioni messe in campo per i diritti dell’uomo. Melega non si ritrova in lui sul piano caratteriale e operativo, ma ne riconosce il talento, la specchiata intenzione, il nobile gesto. Lo difende quando è attaccato ingiustamente e spera davvero che il progetto politico dei radicali possa un giorno realizzarsi. Dal canto suo, sa bene di non possedere quel carisma, perché esige sempre da sé la massima coerenza (il carisma però si misura proprio sulle contraddizioni e su come esse ti saranno perdonate dagli elettori), perché non riesce a non mantenere le promesse fatte come invece farebbe un principe machiavelliano, perché non sa essere duro con chi sul piano politico lo meriterebbe (vedi Pannella nel caso Pinto). Poi, quasi per inciso, in un paragrafo breve, parla di Sciascia, un po’ come fa Dante con Pia de’ Tolomei: lì nel finale del V canto del Purgatorio, con discrezione, appena accennata la sua esistenza terrena, questa figura rimarrà scolpita per sempre nella mente del lettore. Di Sciascia, Melega mette in risalto la bontà d’animo e la riservatezza, i silenzi carichi di intensità, la “disperazione” che non si sottrae alla presa di posizione netta e sicura, e che può, in una sintetica frase, lasciare un segno incisivo nella memoria e nella storia parlamentare del partito: “Appoggio in pieno il vostro ostruzionismo”. In Elogio dell’eresia di Andrea Maori (primo volume della collana Porte aperte, La Vita Felice, Milano 1995) Melega completa l’Identikit del mio collega deputato radicale Leonardo Sciascia, attribuendogli aggettivi quali discreto, produttivo, leale, generoso, intransigente, tagliente, distaccato ma non lontano dagli avvenimenti quotidiani. Ne viene fuori un ritratto riconoscibile di un uomo di grande stile, rispettoso delle opinioni altrui, pronto all’ascolto, fermo nel suo tenace concetto, infastidito dai lunghi interventi e dalle inutili discussioni.

Un punto molto importante del testo di Melega riguarda anche il suo rapporto con la comunicazione. Da quando esiste Radio Radicale, infatti, egli deve sottoporsi a una fatica ulteriore. La parola pronunciata è marmo fissato per sempre dalle registrazioni, la presenza di un monitoraggio continuo dei discorsi lo porta a limare il lessico e le sfumature dei comizi e delle orazioni a braccio, lo costringe a lavorare sui testi in previsione di una critica, facendo attenzione alle variabili interpretative, prevedendo le mosse come un vero giocatore di scacchi.

Ora che non fa più il parlamentare, Melega si sente un politico senza l’obbligo di professione, quindi più libero e sereno. Legge i giornali senza chiudersi esclusivamente sui fatti del partito, osserva dall’esterno e riesce a vedere con sguardo più lucido quella realtà in cui era stato troppo immerso e coinvolto. Rimane un amaro senso di perdita quando parla della frattura nel partito tra vita privata, fatta di amicizie e affinità, e vita politica, nella quale lo scontro duro sembra rispondere a un gioco delle parti. Vi si riproducono le stesse dinamiche del divorzio rispetto al matrimonio, tra coniugi che fin ad allora si erano amati  e che adesso si attaccano senza esclusione di colpi.

Politica e vita in Melega si intersecano a formare l’uomo, i valori, le passioni, le fragilità, senza che mai venga meno la fiducia in un miglioramento dell’umanità. E l’immagine di Sciascia che egli ci lascia ne è alta testimonianza.

Roberta De Luca